Il primo anno di prigionia nel Karlag
Andrea trascorse il primo anno di prigionia nel Karlag, un enorme lager sovietico situato in Kazakhstan. Qui i prigionieri abili al lavoro erano occupati nelle miniere di carbone. Nella primavera del 1944 Andrea e Risbaldo furono trasferiti, insieme ai prigionieri sopravvissuti, nel campo 19/3 in Uzbekistan, in un enorme lager con impianti fatiscenti. Lì furono avviati al lavoro nelle coltivazioni di cotone. Dal gelo della Siberia, Andrea e Risbaldo passarono al caldo tropicale. In cambio di una giornata di lavoro, ogni prigioniero riceveva una ciotola di brodo caldo e circa un chilo di pane. Andrea lavorava il cotone.
Il fratello, responsabile della distribuzione del pane nel campo di concentramento, si interessò perché Andrea lasciasse il pesante compito della lavorazione del cotone. Riuscì a farlo spostare e a impiegarlo come aiutante panettiere. Dalle dichiarazioni di alcuni reduci, pare che Andrea avesse rifiutato i vantaggi che avrebbe potuto ricavare dal passaggio di categoria per restare tra i distrofici nel lazzaretto del campo (alcune baracche dove erano isolati i prigionieri infettivi o moribondi).
Gli scontri armati iniziarono a diminuire. Andrea, che ora conosceva un po’ di lingua russa, riuscì a fare amicizia con una famiglia del posto, la quale gli regalò un contenitore pieno di miele. Lo assaggiò, gli piacque, ma non fu capace di tenerlo per sé e quindi lo condivise con tutti gli Alpini che incontrava.
Il conflitto mondiale volgeva al termine. Gli Alpini lasciarono i campi di concentramento e cercarono la strada e un mezzo di locomozione che li riportasse a casa. Molti vagavano sbandati nell’immenso territorio sovietico.