Il 13 luglio 1947 Andrea indossò l’abito dei Fratelli Cottolenghini e gli fu imposto il nome di fratel Luigi della Consolata. Per i suoi confratelli e per i tanti malati che assisterà sarà semplicemente «fratel Luigi».

Nell’anno di noviziato studiò i voti e le Regole, e imparò a conoscere e valorizzare l’aspetto spirituale della sua vocazione, accanto a quello del servizio. In realtà, i voti non solo li studiava ma nel quotidiano si esercitava a viverli.

Povertà. Il suo bagaglio personale stava tutto in una valigia; riposava nel dormitorio comune; mangiava ciò che gli veniva portato e non chiedeva altro. Non aveva molta cura dei propri vestiti, che indossava anche quando erano un po’ logori; se aveva qualche spicciolo in tasca, lo donava al primo povero che incontrava.

Castità. L’ambiente infermieristico e la presenza delle suore mettevano a dura prova questa virtù. Fratel Luigi vigilava e combatteva quotidianamente. A qualche confratello confidò che gli erano assolutamente necessarie certe mortificazioni per vivere in castità.

Obbedienza. Nelle richieste dei superiori fratel Luigi vedeva la volontà di Dio. Si impegnava quindi a non trovare scappatoie; imparò a ignorare la propria volontà e a mettere al servizio di Dio e dei poveri la ricchezza dei propri doni personali.
Il cammino di fratel Luigi si fondava sulla fede e sull’onnipotenza di Dio. Non accettava compromessi. La serietà morale e la generosità del suo servizio davano prestigio alla sua persona.

Fratel Luigi emise i primi voti religiosi il 19 luglio 1948. Erano voti annuali. E lo saranno fino al 1965, quando, con l’approvazione pontificia della congregazione religiosa, poté emettere la professione religiosa per tutta la vita. A qualcuno confidò che, in cuor suo, la prima professione del 1948 era stata per lui irrevocabile.