Il ritorno a casa

A scaglioni, per strade diverse anche Andrea e Risbaldo cercavano di tornare a casa, un po’ a piedi, un po’ su carri agricoli, o su traballanti vagoni ferroviari che viaggiavano tra le rovine e le vittime della guerra.

Dopo quasi quattro anni, finalmente, finita la guerra, con nostra grande gioia li vedemmo arrivare – scrisse la sorella Clelia –. Prima Andrea, che era in uno stato pietoso di denutrizione (pesava quaranta chili, meno della metà del suo peso normale); poi ritornò anche Risbaldo.

Andrea e Risbaldo ricevettero le cure e le attenzioni della famiglia. Per i due fratelli una delle prime cose da fare era mantenere quella promessa fatta una notte trascorsa all’addiaccio: erigere un pilone votivo alla Madonna Consolata. L’inaugurazione avvenne con una festa religiosa organizzata dalla parrocchia di Castellinaldo.
Quando si ripresero fisicamente, i due fratelli pensarono al loro futuro. Risbaldo iniziò a frequentare una ragazza del paese e progettava di formare una famiglia.

Andrea era rimasto sconvolto dall’esperienza della guerra: a chi gli chiedeva di raccontare qualche episodio, lui riusciva a malapena a rispondere con monosillabi. Era cambiato.

La sofferenza vissuta e quella vista negli occhi dei compagni, le migliaia di morti, la lotta per sopravvivere, i tanti rosari recitati, l’avevano segnato in modo indelebile. Non gli bastavano più il circolo cattolico, la banda musicale, gli amici del paese. Andrea era alla ricerca di qualcos’altro. Se ne accorse anche la sua famiglia e i compaesani, che lo vedevano ogni giorno andare in chiesa per la Messa e l’adorazione eucaristica.